Herman Koch La cena
Scritto da: Roberta Diliddo
Herman Koch, La cena (Neri Pozza, € 16,00). Due fratelli cresciuti nella verde dolce Olanda si trovano una sera a cena un ristorante con le loro mogli. Gli argomenti sono lievi, ma allo stesso tempo molto superficiali. C’è qualcosa di non detto che li accompagna dall’antipasto al dolce, qualcosa di tremendo che cambierà per sempre la loro vita. Il fratello più grande, Serge, ha davanti una carriera politica promettente. Le elezioni sono alle porte e lui è candidato alla carica di Primo Ministro olandese con ottime probabilità di vincere. Sua moglie Babette, è una rassicurante mogliettina ombra del marito e grande sostenitrice delle sue ambizioni. Paul è il fratello più piccolo. Ex insegnante di liceo, con nessuna prospettiva per il futuro, niente che lo stimoli o lo gratifichi, un uomo che vive con grande invidia il percorso del fratello e cova un grande risentimento. Sua moglie Claire accudisce paul quasi come fosse un bambino, lo rassicura, lo calma e non lo mette mai in discussione. Il problema è che i loro figli adolescenti hanno deciso di sospendere la loro vita più o meno serena. Un po’ per noia, un po’ per insofferenza hanno ucciso a calci e pugni una senzatetto che, a loro dire, occupava senza diritto la cabina del bancomat. Le reazioni dei genitori sono state molto più violente del gesto stesso dei loro figli. Paul, che rivede nel figlio lo sfogo della sua rabbia repressa e legittima il gesto, pensando che infondo avrebbe fatto lo stesso, decide di coprire il figlio. Serge è scosso e vuole affrontare la cosa e non scappare, non certo per il figlio, ma per la sua carriera. Babette piange, non tanto per l’orrore commesso da suo figlio, quanto perché suo marito vuole consegnarlo alla polizia. Paul e Claire hanno un solo obbiettivo, difendere il cucciolo in pericolo. In questo delirio, dove la grande assente è la morale e il senso di responsabilità civile, tutto può succedere. Il romanzo continua con altri colpi di scena che vi lascio scoprire da soli. La storia è agghiacciante e neanche così assurda. Quando qualcuno sente di valere più di altri la violenza diventa quasi una difesa legittima e fermarsi in tempo non è sempre così facile.
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Tags: Herman Kock, La cena, Neri Pozza
condivido la perplessità e alla fine il fastidio per come l’autore si immedesima nel comportamento egoistico, violento del protagonista insinuandi anche nel lettore il dubbio che in fondo questa incredibile capacità di accantonare ogni giudizio morale sull’uccisione per futili motivi della povera barbona possa essere il prezzo da pagare per garantire la serenità della famiglia. Abile ma sconvolgente
Ho letto questo romanzo in un fiato, con sensazioni contrastanti. Dalla rabbia alla tristezza passando per la paura interiore per ciò che ognuno di noi può potenzialmente ritrovarsi ad affrontare. La storia di due coppie di adulti con figli adolescenti che commettono qualcosa di atroce e di come i genitori, per una forma d’amore malato, cerchino di proteggerli. O di proteggere se stessi e il falso mondo che si sono creati. Nessuno è innocente. Un romanzo che fa nascere mille domande a chiunque abbia figli, ma forse non solo. Alla fine si resta sgomenti e non solo per il finale della storia. Tema difficile, ma estremamente interessante.
Cara Roberta,
l’ho finito di leggere ieri sera con un senso di disgusto che cresceva pagina dopo pagina. Non posso dire certo che il libro sia scritto male o che l’argomento non sia interessante, tutt’altro. Se questa era un’operazione di marketing orchestrata per far parlare del libro credo sia perfettamente riuscita.
Ma permettimi di dire, da madre chioccia quale sono, che non avrei mai il coraggio morale di difendere i miei figli dall’indifendibile. E permettimi di dire che, di fronte a frasi come quella che riporto sotto mi si ritorcono letteralmente le budella dal nervoso:
“Io e Claire abbiamo sempre pensato che Michel debba poter andare avanti con la sua vita. Non vogliamo instillargli alcun senso di colpa. Voglio dire, ha sì una colpa, ma non si può neanche sostenere che una senzatetto che si mette a dormire nella cabina di una bancomat sia l’innocenza in persona. E’ invece facile arrivare proprio a questa conclusione, se ci si basa soltanto sulle norme giuridiche che si applicano qui da noi. Si sente dire ogni giorno: dove andrà a finire la gioventù degenere, ma mai una parola sui vagabondi e sui senzatetto debosciati che si mettono a dormire dove meglio credono”.
Ciao Adele,
almeno qui riusciamo a trovarci ogni tanto! Non capisco cosa intendi per “un’operazione di marketing orchestrata per far parlare del libro”. Condivido assolutamente il dissenso per l’atteggiamento di questi genitori, ma davvero trovi così strano questo processo? Dopo tutto i ragazzi oggi sono molto spesso troppo protetti e quello che succede in questo libro è la distorsione e la totale perdita di controllo di questo meccanismo. Ho letto un pezzo sul Corriere della Sera (https://www.corriere.it/cronache/12_gennaio_31/perche-proteggiamo-troppo-i-nostri-figli-antonio-polito_33a6b648-4be9-11e1-8f5b-8c8dfe2e8330.shtml) che parla proprio del rapporto genitori figli oggi che consiglio. Varrebbe la pena di riflettere su quanto sia utile giustificare “nostri ragazzi” perché il rischio è perdere il senso della misura.
Il tutto dovuto crea generazioni poco consapevoli del valore dei propri diritti e assolutamente irresponsabili verso i doveri. L’intervento contro una maestra che non tratta come vorremmo nostro figlio è l’inizio, ma quel figlio non imparerà a rispettare le regole e le autorità e quei genitori saranno costretti a mantenere la parte di difensori di bambini mai cresciuti.
È difficile, ma sicuramente necessario fare un passo in dietro. Anche i nostri figli devono imparare a conquistarsi un posto per lo spettacolo e comprare un biglietto dai bagarini al posto loro nel migliore dei casi non li aiuta…
Sai che ho letto anche io ieri con interesse lo stesso articolo sul Corriere della Sera e mi ponevo gli stessi dubbi tuoi.
Secondo me Koch mette in bocca ai propri distorti personaggi delle parole così esagerate (come quelle che ti ho scritto sopra) che un lettore “normale” non può che indignarsi. Sicuramente è vero che una parte di genitore potrebbe schierarsi nella difesa del proprio figlio (di fronte ai maestre, ai compagni, alle responsabilità) ma nei termini e nei modi trovati dai genitori di Rick e Michel, e di fronte ad un errore così gigantesco, che mi è sembrato tutto troppo “eticamente” scorretto.
Ecco, tutto mi è sembra un’operazione spinta a far parlar del libro, nel bene e nel male, nel più puro spirito markettaro!