una bella intervista a Arturo Pérez-Reverte
,
Tempo di lettura: 1 minuto
Non ho mai letto Arturo Pérez-Reverte, ma ho sempre nutrito una certa curiosità per uno scrittore che è stato, per 21 anni, inviato di guerra – e, mi dicono, non c’è romanzo in cui non attinga a piene mani a quella esperienza. Ho cominciato Il giocatore occulto (Marco Tropea, 2010, traduzione di Roberta Bovaia, € 20,00): la prima pagina si apre con un pestaggio descritto con tecnica da film. Forte. Duro, durissimo. Scritto in modo così serrato che pur soffrendo non riesci a fermarti. Il comissario Tizón e un suo scagnozzo stanno massacrando di botte un barbone, chiaramente innocente. Indagano su un mistero. Siamo nel 1811, la Spagna combatte contro Napoleone, e sulla spiaggia di Cadice continuano a comparire cadaveri di donne massacrati a colpi di frusta. Il fatto è che proprio nei luoghi dove si trovano i cadaveri delle ragazze cadono i colpi di cannone francesi. Non so dirvi altro, al punto in cui sono, ma so che lo stile di Pérez-Reverte è magnetico. E che su la Repubbica è uscita una sua intervista interessantissima (oggi che tutti vengono intervistati da tutti e su tutto è raro che le interviste dicano qualcosa): vale la pena di leggerla anche se non si ha intenzione di leggere il romanzo. Anche solo per incontrare uno scrittore che, a prescindere dall’amore per il genere avventura-mistero-noir in cui potremmo atalogarlo, ha decisamente qualcosa a dire.
Post letto 583 volte
Tags: Arturo Pérez-Reverte, avventura, guerra, Il giocatore occulto, intervista, Marco Tropea, mistero, noir
Non sapevo fosse stato per anni inviato di guerra. Di lui molto tempo fa lessi “Il Club Dumas” ma non mi convise appieno…. potrei dargli la classica seconda chance…