Niccolò Ammaniti Io e te
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Niccolò Ammaniti, Io e te (Einaudi, 2010, pp.116, € 10,00). Lorenzo finge di partire per la montagna con amici di scuola. Ha mentito, non l’hanno invitato. Si chiude in cantina, ha pianificato una settimana di libertà dalle relazioni – faticose, inceppate – con i compagni. Una settimana di libertà dal mondo e da se stesso, in un anfratto in cui non sei costretto a essere. Invece finisce per trascorrere i giorni con Olivia, la sorellastra. Lorenzo ha 14 anni, Olivia 23. La ricordava bellissima, ma ora «sembrava che fosse stata masticata e sputata via da un mostro che l’avesse trovata amara». Olivia si droga. Olivia è sola. Anche Lorenzo è solo, è sempre stato un bambino difficile, poco incline alle relazioni, è stato in cura da uno psicologo, e lo psicologo ha parlato di disturbo narcisistico, di sé grandioso… Ammaniti ha ripreso la penna felice di Io non ho paura e ha tirato fuori da un centinaio di pagine il ritratto di un adolescente (e dell’adolescenza), e di una ragazza sola (e della solitudine); sullo sfondo, gli errori dei genitori (e di tutti i genitori).
Io e te ha tutte le parole che deve avere, non una di meno o una di troppo. A pagina 31 in poche righe risponde all’ottusa domanda degli adulti: perché gli adolescenti si vestono tutti uguali? «Da qualche parte, ai tropici vive una mosca che imita le vespe. Ha quattro ali come tutte quelle della sua specie, ma le tiene una sull’altra, così sembrano due. Ha l’addome a strisce gialle e nere, le antenne e gli occhi sporgenti e ha anche un pungiglione finto. Non fa niente, è buona. Ma, vestita come una vespa, gli uccelli, le lucertole, persino gli uomini la temono. Può entrare tranquilla nei vespai, uno dei luoghi più pericolosi e vigilari del mondo, e nessuno a riconosce. Avevo sbagliato tutto. Ecco cosa dovevo fare. Imitare i più pericolosi. Mi sono messo le stesse cose che mettevano gli altri. Le scarpe da ginnastica Adidas, i jeans con i buchi, la felpa nera con il cappuccio […]. Camminavo come loro. A gambe larghe. Buttavo lo zaino a terra e lo prendevo a calci».
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Tags: adolescenti, droga, Einaudi, Io e te, Niccolò Ammaniti, ragazzi
stupendooooo 😀
Una lettura facile e velocissima, di toccante chiarezza. Un racconto breve dove Niccolò Amminiti con poche pennellate ci descrive l’adolescente turbato dal suo impatto con il mondo. Una donna, legata a lui con quei lacci contorti delle nuove famiglie allargate, segnerà il suo buttarsi nella vita. Zoppicante, ferito dai sentimenti dell’esserci, impregnato dell’odore di appiccicaticcio di queste relazioni che ci fanno stare al mondo, l’adolescente crescerà immediatamente nell’esperienza del pensare all’altro, del prendersene cura. Non più chiuso nel suo fantasticare che lo porta a presentarsi con la vita che non c’è.
In una nuova versione kafkiana, l’adolescente di Ammaniti si ritrova ad essere definito dai marchi d’oggi impressi sulla pelle, unici elementi chiaramente riconoscibili in questa cortina di fumo in cui ci avvolgiamo per non riconoscerci più, per prendere le distanze da noi. “Una notte ho avuto un incubo da cui mi sono svegliato urlando. Scoprivo chela maglietta e i jeans erano la mia pelle e le Adidas i miei piedi. e sotto la giacca dura come un esoscheletro si agitavano cento zampette da insetto”. Egli riconosce la propria polpa interna, che deve essere ancora domata, tenuta insieme da quell’involucro corazzato miracolosamente sopravvissuto all’infanzia e alla pubertà, ma non più utilizzabile nel solitario rendiconto della quotidianità da adulto.
“Poi un giorno, mentre stavo in camera con gli scarponi nuovi ai piedi, lo sguardo è finito sullo specchio attaccato all’anta dell’armadio e ho visto riflesso un ragazzino in mutande, bianchiccio come un verme, con le gambe che sembravano ramoscelli, con quattro peli addosso, con un toracetto e qui ridicoli cosi rossi ai piedi, e dopo mezzo minuto in cui lo osservavo con la bocca semiaperta gli ho detto: – Ma dove vai? E il ragazzino nello specchio mi ha risposto con una voce stranamente adulta: – Da nessuna parte.”
[…] Niccolò Ammaniti Io e te (480) […]
Posso dire, ops scrivere la mia???Non mi ha tanto entusiasmato…ho preferito “Che la festa cominci”…
… io al contrario l’ho apprezzato moltissimo. Ammaniti è uno degli autori che preferisco. “Io e te” l’ho letto di getto e praticamente in un’unica serata. Sono d’accordo con Francesca: breve ma intenso. Fosse stato più lungo, più articolato, avrebbe probabilmente perso di incisività.
Mi viene in mente una intervista di Ian McEwan dove diceva che avrebbe dato tutto per scrivere il romanzo breve perfetto. Per me Ammaniti con “Io e te” è riuscito nell’impresa.
Leggere prima il libro o vedere il film che ne ha fatto Bertolucci? Questo è il dilemma? O no?
Mi dicono che il film sia bellissimo. Personalmente, però, non mi rovinerei mai un libro facendomi rubare l’immaginazione da un film… Trovo più divertente il contrario: andare a vedere se il film è “figlio” del libro nel modo in cui l’avrei pensato io
Vero! La trasposizione cinematografica inevitabilmente toglie certe piccole, importanti sfumature che si colgono solamente leggendo il libro… E poi, si tratta sempre dell’interpretazione del regista… Meglio il libro e poi il film… Anche se, spesso mi è venuta voglia di leggere il libro dopo aver visto il film!
Però devo riconoscere che quasi sempre mi ha deluso il film… rarissime volte il libro!
Eppure mi è capitato di essere più soddisfatta del libro avendo prima visto il film. L’unica cosa che manca ad un libro è la colonna sonora, ma la fantasia può farti entrare dentro un intero pentagramma e supplire così alla mancanza delle pagine. Lo stesso dicasi per gli scenari e i dialoghi che per forza di cose un regista è costretto a tagliare in sala di montaggio. Però concordo, troppo spesso il film mi ha deluso (profondamente e acerbamente quando si è trattato di “Orgoglio e pregiudizio”).