il male è cosa da adulti?
(Lisa Ballantyne Il colpevole
Lisa Ballantyne Il colpevole (Giano, 2012, traduzione di Giovanna Scocchera, € 13,90, pp. 480). Non è un libro perfetto (l’autrice, inglese, è esordiente, ma questo non significa nulla, è solo un dato di cronaca) e non vi nascondo che è, a tratti, angosciante. Un thriller psicologico, come si dice nel linguaggio dei recensoris. C’è un ragazzino di 11 anni accusato di avere ucciso un compagno di giochi. La storia entra subito nel vivo con l’arrivo dell’avvocato che, come il piccolo incriminato, ha avuto un’infanzia terribile (molto ben descritta) da cui però è uscito come un uomo buono.
La sua presenza addolcisce il racconto, lo rende più toccante. La storia dell’avvocato e quella del ragazzino si intrecciano. Sono vite nate diritte che si stortano, o viceversa. Qual è il labile confine tra la fioritura di un uomo e il suo degerare in male? La risposta non è meccanicistica, nulla è scontato, come si vede in questa storia che è d’invenzione, eppure significativa.
Ma quello che trascina nella lettura secondo me è soprattutto una domanda: il male è cosa da adulti o lo possono compiere anche i bambini? Per la risposta del romanzo dovete arrivare al penultimo capitolo. Per risposte più ampie, la riflessione resta aperta.
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Scritto da: Francesca Magni
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Tags: Giano, Il colpevole, Lisa Ballantyne, thriller, thriller psicologico
In riferimento alla tua domanda, mi è venuto in mente “Il signore delle mosche”. I bambini sanno essere molto cattivi…
Interessante il libro e stuzzicante la tua apertura al dibattito. Lo leggerò!
Oltre al signore delle mosche recentemente ho letto Niente di Janne Teller, libro che ha fatto molto discutere. Lì si parla di un’escalation di violenza innescata da una banda di bambini alle soglie dell’adolescenza per dimostrare a un loro amico che non è vero che NIENTE HA UN SENSO. E’ un libro tremendo eppure con una sua bellezza. E anche in questo libro si parla di male compiuto da ragazzini.
Ricordo un solo libro sul tema che anni fa mi lasciò sotto shock: DEI BAMBINI NON SI SA NIENTE di Simona Vinci (Einaudi 1997). E’ la storia di un gruppo di compagni di giochi che finiscono per provare giochi pseudoerotici con esiti addirittura fatali. Lo trovai un romanzo senza alcun senso, di una violenza e di una perversione adulte, non immaginabile nella testa di un bambino, se non forse in quella di un bambino abusato. Ma all’epoca non ero ancora mamma e mi domandavo se avessi ragione o se Simona Vinci, per altro mia coetanea, non avesse invece acutamente raccolto una verità di cui è difficile parlare.
Oggi, e da madre di due bambini di 9 e 10 anni, femmina e maschio, sento di confermare il giudizio iniziale. Io non credo che certe crudeltà i bambini le possano partorire se non fortemente disturbati da un contesto adulto che li ha instradati al male, che glielo ha mostrato o fatto patire. Non ho pezze d’appoggio scientifiche per sostenere ciò che affermo, se non l’esperienza materna. E l’esperienza di personale di bambina che ferita lo è stata. Ricordo che talvolta fantasticavo di affogare neonati in un bidet pieno d’acqua, cosa che fortunatamente non feci mai. Anche perché il contesto in cui pure il male mi era inflitto permetteva una qualche forma di rielaborazione e forse perché quella fantasia raccontava sofferenze psichiche più che fisiche. M penso che avrei potuto concepire crudeltà peggiori, e forse agirle, se mi fossero state mostrate o se non avessi avuto alcuna fonte di conforto. Tuttavia non riesco a credere che il Male fosse in me a prescindere dagli adulti che in me lo potevano evocare e coltivare.
Anche nel thriller della Ballantyne il male infantile è figlio di un male premesso e comesso.
Cercavo proprio qualche informazione su questo libro e sono capitata qui. In poche righe mi hai fatto venire voglia di leggerlo!